La domenica è il giorno
peggiore per muoversi con i mezzi pubblici nel senese (be', forse lo
è un po' dappertutto), ma io sfido la sorte e, oh me sconsiderata!,
mi accorgo soltanto dopo esserci salita su per caso, che quello sarà
l'unico autobus della giornata che partirà per Monteriggioni. Ho
avuto fortuna...
Le aspettative per questa
fortificazione medievale è alta. Perciò la delusione raggiunge il
colmo quando all'approssimarsi del bus alle mura mi dico "e
allora?".
La parte migliore della faccenda
restano le tre pellegrine con cui scambio due chiacchiere
sull'autobus. Stanno per terminare il loro tratto di via francigena.
Una di loro è particolarmente provata, così ha deciso di saltare
l'ultima tappa "Colle Val d'Elsa - Monteriggioni" e di
farsi trovare direttamente alla meta per festeggiare la fine del
cammino insieme alle altre due che invece scendono dall'autobus
proprio a Colle Val d'Elsa. Io e la ragazza stanca invece continuiamo
a farci scarrozzare fino a Monteriggioni, con l'accordo di farci
compagnia nella mattutina visita al borgo.
Niente, San Gimignano mi ha
abituata troppo bene: ora nulla mi sembra alla sua altezza.
Nessun vicolo nascosto, nessuna
vista a sorpresa: il borgo è una cinta fortificata circolare, solo
in piccola parte percorribile in sommità, con vista sulle brulle
colline della Val d'Elsa, più aride e inospitali delle dolci colline
del Chianti.
Dentro il borgo il nulla eccetto
negozietti per i turisti (a differenza di San Gimignano, il paese non
mi sembra abitato) e le biglietterie d'ingresso alle attrazioni
rendono il tutto molto più simile a Gardaland che non ad un centro
storico. Il sole cocente poi fa il resto nel portarmi a decidere che
ne ho già abbastanza e che la visita può concludersi qui.
Sulla scia dell'inconsueta
elasticità con cui sto scivolando tra le cose in questa vacanza,
butto all'aria il programma di starmene tutto il giorno a
Monteriggioni e corro a prendere il bus del ritorno con l'intenzione
di fermarmi a metà strada per visitare quel borgo che dal finestrino
mi aveva fatto dire "oh! E questo che cos'è?".
Così eccomi ai piedi di Colle
Val d'Elsa, un borgo arroccato anche conosciuto come città del
cristallo a ricordarne una certa vocazione industriale nella parte
pianeggiante dominata dal colle.
Ed è qui che trovo la bellezza
che cercavo oggi: un arroccamento di antichi edifici che vanno a
formare un lungo ovale con vista sul brulicare delle attività umane
che si svolgono in basso tutt'intorno. Alcune case sono a
strapiombo.
Mi torna alla mente quando da
bambina guardavo le immagini musicate dell'intervallo Rai: Colle Val
d'Elsa potrebbe benissimo essere uno dei borghi ritratti in quelle
cartoline.
E siccome l'idea mi piace,
decido che è senz'altro così.
Mi aspettavo un paese morto
(come fai a vivere in maniera moderna se sei arroccato lassù?).
Sbagliavo! Ovunque palazzi nobiliari, percorsi disseminati di targhe
a segnare l'antica presenza di nomi illustri, e poi scalinate e
ancora scalinate (capisco perché la ragazza che ho visto prima e che
qui ci abita è così in forma...) che si snodano creando impreviste
articolazioni. E infine, vera sorpresa, manifesti di attività
culturali e sportive a profusione! E' dunque una città non solo
fittamente abitata ma anche giovane, e questo mi rincuora, perché
pensare che certi luoghi così magici stiano andando a morire mi
rattrista parecchio... Be', qui questo pericolo sembra non esserci!
Alle due passate e affamata come
un lupo direi che è pure l'ora di assaggiare le ricette locali
concedendomi finalmente un po' di cucina senese. Adocchio un'osteria
che mi sembra il posto giusto. E lo sembra così tanto che lotto non
poco per convincere la cameriera a trovare un posto per me anche se
la cucina sta chiudendo, meritandomi un piatto di pici alla
scaramarata, un pesantissimo ma buono da matti spaghetto molto grosso
condito con un sughetto a base di pancetta e pepe.
Non mi godo il borgo come vorrei
perché sono stanca e ho fretta di prendere uno degli ultimi bus del
giorno, così lo attraverso velocemente fotografando inutilmente come
non ci fosse un domani, e ovviamente le foto che scatto faranno pietà
come tutte le cose fatte senza la dovuta voglia e attenzione. Se si
considera che tutte le foto scattate oggi sono state prese dalle 11
alle 16, si può facilmente intuire che quelli di oggi foto da
buttare. Accidenti!
Mi
riprendo con le foto tardo-pomeridiane alla Via Vecchia. Ormai mi
muovo con disinvoltura tra quei campi dove entro anche senza permesso
esplicito.

(La
Via Vecchia)
Confesso
che spero di incontrare il vecchio contadino per scambiarci due
chiacchiere, e accade: lo incontro di ritorno dalla sua giornata nei
campi e mi fa entrare nella parte più privata del terreno, dove
esplodo di gioia quando penso a come fotografare insieme il profilo
del borgo, il vigneto e le lenzuola bianchissime stese ad asciugare.

(San
Gimignano e lenzuola)
Questo
tardo pomeriggio salva la giornata fotografica.
Rientrata
in camera a lavarmi e riposare un po', esco di nuovo per una breve
passeggiata serale, durante la quale ripasso per caso davanti la Casa
Campatelli. C'è ancora il ragazzo di due sere prima... L'intuizione
è un lampo: entro di nuovo e gli chiedo come si fa a lavorare per il
FAI.
La
breve conversazione che ne segue girerà nelle rotelle del mio
cervello fino a portarmi a decidere che questo momento dovrà
incidere sulla mia vita a Milano...
Serata
trascorsa sul letto con la mente che soppesa le possibilità future,
semi da piantare, ascoltando un gruppo che dalla Rocca suona High
Hopes dei Pink
Floyd (e
a me sembra una serenata per me...)
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