Svegliarmi
in questa camera perfetta è così dolce che vorrei dormire ancora
per estenderne l'effetto. Ma c'è molto da fare, quindi giù dal
letto!
Allo
specchio mi dico che si cambia passo: basta sciatteria!, ché qui non mi
guarda nessuno!
E
devo ammettere che da tempo mi sto parecchio lasciando andare
(precisamente da 38 anni). In questa vacanza vedo che gli uomini le
guardano eccome le ragazze curate e carine.
Quindi,
cara, stamattina in occasione della visita ai monumenti vai di
vestitino, sandali, occhiali da sole e soprattutto CREDERCI!
Perchè
sì, essere convinte è la prima cosa, e vestirsi bene aiuta ad
autoconvincersi.
Così
eccomi davanti allo specchio: ok, la prossima volta giuro che metto
nel trolley almeno un braccialetto e una matita per gli occhi, ma non
sarà questo a smontarmi ora, "perché io ci credo".
E
con questa cieca convinzione prendo la porta e scendo in strada. C'è
il sole, un bel cielo sereno e, porca miseria! che cavolo è questo
vento??? Neppure il tempo di svoltare l'angolo, che il mio vestitino
inizia a sollevarsi che non mi basterebbe essere la dea Khalì per
tenere coperte le mutande.
E
penso "ma ché, solo io???". Dove sono le altre donne? Le
altre donne sono lì, intorno, in giro, solo un po' più astute e
dotate di quel minimo di intelletto e civetteria che consente loro di portarsi
diversi abiti adatti all'occasione. C'è vento? Gonna lunga o
pantaloni, imbecille!
Crederci?
Be', almeno questo mi pareva il trucco. Ma mi sa che questo trucco
ha una piccola, forse infinitesimale, quota di errore...
Segnato
sul taccuino "impara qualcosa da questo vacanza": portati
abiti per essere carina ché poi ti penti!
Tempo
un quarto d'ora e sono di nuovo in strada alla solita maniera: da
campeggiatrice dei poveri. Pazienza.
Una
cosa che adoro di San Gimignano, e che da questo punto di vista
associo a Venezia, è che è interamente pedonale (No cars go, come
direbbero i cari Arcade Fire).
Raggiungo
in fretta la centrale piazza Duomo e finalmente arraffo una mappa
della città. Da qui l'umore cambia: ho la città in pugno!
Decido
di partire da ciò che mi attira maggiormente e che a quest'ora è
ancora relativamente poco preso di mira dai turisti (vantaggio di
dormire nel borgo: arrivare prima): la salita sulla torre (l'unica
pubblica) Grossa, la più alta.

(La
Torre Rognosa e il Chianti)
So
già che, per quanto emozionante, l'effetto non potrà essere tanto
sorprendente come per chi non è abituato per lavoro alle altezze (il
mio lavoro purtroppo mi toglie parecchio della meraviglia di andare
in giro). Così, messa via l'aspettativa, mi godo l'esperienza per
come posso: meravigliosa vista a 360 gradi sulle altre torri, sui
tetti rossicci del borgo e soprattutto su tutta la campagna
circostante. Pure sui campi di ieri! Li guardo e li riguardo questi
dolci pendii dai colori che virano da diverse tonalità di verde, al
giallo al marrone, e mi dico che voglio andarci, voglio addentrarmici
e stendermici sopra, come fosse un gigantesco ed accogliente lettone.
Scesa
dalla torre, inizio il giro dei musei accessibili con il mio ingresso
unico, dal palazzo comunale che ha visto Dante tra i suoi ospiti,
alla porta della casa della patrona (e sfigatissima) Santa Fina. E
poi, attraverso un tortuoso giro tra vie e viuzze, mi sposto verso
nord fino al complesso che ospita una mostra del fotografo Cartier -
Bresson, poi ancora la spezieria e infine il motivo per cui ho messo
il turbo visitando con ritmo militare tutti i musei di San Gimignano:
arrivare per l'ora di pranzo a farmi un panino da mangiare per
strada, in modo da avere lo stomaco abbastanza pieno per la visita
nel primo pomeriggio al museo del vino (taaaaac) alla Rocca Montestaffoli.
Eccomi
in fila per la mia tesserina da 5 assaggi di vernaccia con vista
colline del Chianti. Come in uno spartito musicale c'è l'attimo per
gustare il liquido divino, quello per scorrere una pagina del libro e
quello per uno sguardo alle colline.

("Le
otto montagne" e un calice di vernaccia)
Sorseggiando
il mio calice, noto un ragazzo centrafricano che sorveglia i tavoli,
pronto a scattare per rendersi utile. Poi ne noto un altro: portano
via i bicchieri vuoti degli avventori che se ne sono andati, e a dire
il vero pure quello che hai ancora in mano se solo lo vedono vuoto (hey, mi serve! Devo riempirlo di nuovo!). Quando mi alzo per
scattare una foto al panorama uno di loro rimette a posto una sedia
che avevo tatticamente spostato per esigenze fotografiche. E quando entro nelle
sale espositive (e va be', chissene...mica sono venuta qui per
questo! Diciamo che già che ci sono faccio un giretto veloce) un
altro ancora insiste che devo mettere gli occhialini 3d.
Insomma,
solerti, attenti, ma un po' rompipalle!
Ma
che ci fanno qui? Mi faccio l'idea che il museo collabori con qualche
associazione di accoglienza di giovani immigrati, e in effetti ci
prendo: la receptionist (gentilissima nello spiegarmi l'uso dei
distributori di vino e carina nel suo non spingermi a fare il
biglietto più costoso "sa che le dico? Secondo me con gli
assaggi di oggi si è fatta un'idea esaustiva del vernaccia")
mi spiega che è proprio così. Evidentemente questi ragazzi
desiderano rendersi utili e non sopportano di stare con le mani in
mano. Purtroppo questo museo non si presta a chissà quale intensa
attività di ricezione, e loro sono in soprannumero rispetto alle
esigenze. Ma forse l'orario non è il più frequentato, e io me ne
esco da lì pensando che l'ente museo sta facendo una cosa davvero
carina.
Lasciati
gli assistenti troppo interventisti del museo, rientro in camera con
un solo pensiero: calpestare quelle colline che vedevo dalla sommità
della torre e che mi avevano spinta a questa meta.
Mi
incammino di nuovo per la Via Vecchia, questa volta scendendo più
giù e infilandomi in un uliveto, dove alterno al dolce far nulla, sdraiata sulla schiena, lo scatto di
fotografie al profilo del borgo che si staglia inconfondibile tra le
colline e il cielo.
Respiro
intensamente l'aria e tutti i profumi delle piante e della terra. Mi
sembra quasi di non respirare da un anno e forse più. E cerco di
trattenere il più possibile quel momento. Per goderlo appieno
estraggo dallo zaino il mio kindle: quel posto e la lettura sono un
abbinamento troppo goloso per resistere. Per qualche istante penso
sia il paradiso, mi dico che quello è un piccolo pezzo di felicità
e che difficilmente avrò momenti così perfetti. Ma a domani cerco
di non pensare.

Pisolando
tra le viti in un tardo pomeriggio estivo (San Gimignano)
Poi
sbircio verso il campo del vecchietto e lo vedo! Mi invita ad entrare
liberamente e andare dove mi pare. Trascorro più o meno così il
resto del pomeriggio, e prima di sera sono a casa. Per cena oggi mi
bastano frutta, cantucci e lo yogurt che ho preso appena fuori dalle
mura.
Serata
di lettura di "Le
otto montagne"
che ho appena cominciato, scambiando due chiacchiere con i piccioni
di tanto in tanto.
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