I
vaghi dubbi sulla sensatezza della vacanza in solitaria, ma in fondo
su ogni viaggio, spariscono con il suono della sveglia che inaugura
la mia avventura, che così piccola deve sembrare agli occhi di molti
eppure tanto rivoluzionaria per me...
E
il famoso ragazzo kalòs kai agathos, che secondo il vangelo di mia
sorella il cielo mi avrebbe inviato in ringraziamento per la mia
rinuncia di qualche tempo fa, mi si palesa sul treno Milano - Venezia
sotto le sembianze di un trentenne in viaggio con figlioletta al
seguito.
Strabuzzo
gli occhi: è il tipo mio!
Alto,
biondino, aria che sa di fresco, informale ma per nulla trasandato,
con modi e lineamenti gentili e rilassati, soprattutto con la
piccola, occhiali, lieve abbronzatura, in forma ma non palestrato e,
dulcis in fundo, sorriso che uccide: denti bianchi e splendenti
contornati da labbra carnose il giusto che sovente si schiudono
all'insu. Un uomo che sorride, che ha uno sguardo aperto e benevolo
sul prossimo credo sia un bene che l'Unesco dovrebbe proteggere.
Per
via della sua buffa bimba di nemmeno tre anni dalla pelle ambrata e
gli occhi scuri, è suo malgrado (è gentile ma non caloroso)
costretto ad interagire con gli altri passeggeri che lo interrogano
spesso sulla sua piccola Olivia: un uomo (bello) che si prende cura
di sua figlia con la tenerezza di una madre fa inevitabilmente presa
su tutte le donne a bordo, da me alla borghese cinquantenne
all'anziana suora.
Io
sono stregata e per questo piuttosto taciturna. Ma osservo più che
posso questo uomo, che credevo veneto ma scopro essere triestino, per
poter far riserva di tanta bellezza, in senso lato, per quando
scenderemo dal treno e la sua immagine evaporerà confondendosi con
tutto quel che vivrò in questi giorni.
E
immagino, ipotizzo, compongo il puzzle della sua vita, che grazie
alle sue parole poi sarà completo: lavora a Milano nelle pubbliche
relazioni, laurea umanistica, compagna turco-tedesca credo molto
molto colta e giramondo, sensibili al sociale, sguardo multi-etnico
sul mondo, larghe vedute.
E
fatico ad allontanare il pensiero strisciante dell'abisso che separa
una donna come lei da me, e in fondo da uno come lui: il diverso
spessore, il mio sguardo provinciale così misero rispetto al loro
che hanno visto il mondo.
Insomma,
il karma mi avrà pure mandato questa meraviglia sotto forma di uomo,
ma soltanto per dirmi che posso unicamente guardare, ecco.
Ma
rispetto a quanto sarebbe potuto accadere in passato, mi rassegno più
o meno serenamente, accettando di uscire sconfitta da un simile
confronto. Pazienza,
uno così non è alla mia portata.
Pure
quando mi accorgo che sì, a lui piaceranno donne di spessore, ma
l'occhio gli si allunga per un attimo facendosi attento al passaggio di
una vistosa e autocompiaciuta ragazza. (Così imparo a viaggiare
vestita come una scout...Ma poi penso che tanto pure fossi vestita da
Armani, truccata dal make up artist e ingioiellata a dovere, emanerei
comunque da tutti i pori la mia insicurezza cronica. Allora facciamo
che mi tengo i pantaloncini e la canotta da scout ché almeno sono a
mio agio, va'!).
Assorta
in questi pensieri, mi accorgo appena dell'addetta che passa a
distribuire cestini per la merenda. Il Triestino invece è attento:
individua subito la caramella sottraendola alla presa di Olivia che
era già pronta ad afferrarla: "questa la diamo a lei".
Osservo
la sua mano tesa verso di me, e per un istante mi sento come
Cenerentola quando calza la scarpina: la prescelta!
Il
viaggio termina, e ben presto tutto quel che mi resta
del Triestino e di Olivia è quella caramella che chiudo in una tasca
dello zaino, insieme ai miei pensieri.
Sapevo
che fuori dal circuito delle Frecce di Trenitalia sarei entrata nel
mondo dei tempi lunghi e delle attese come delle corse improvvise;
quindi utilizzo il tratto fino a Cervignano per lasciar fluire via le
sensazioni scatenate dal bel Triestino e inganno l'attesa di più di
un'ora per il bus che mi porterà a Grado mangiando il mio panino in
pace in stazione (e ok, solo una cretina incapace di stare al mondo
può essere compiaciuta di aver avuto la previdenza di prepararsi un
panino, ma passiamoci sopra...). Primo step di allontanamento dalle
mie cattive abitudini ingessate: zaino a terra, chissene dello sporco!
Poiché
mangio più velocemente del previsto, decido di ammazzare il tempo al
bar della stazione, uno di quei baretti di provincia dal flusso
rallentato: il locale è animato (si fa per dire) dalla poco
entusiasta barista, dalla tv che trasmette notizie alternate a video
musicali, da un anziano e da una slot machine.
Adocchiato
il tattico tavolino angolare non faccio in tempo a sedermi che vengo
raggiunta da una ragazza paciarotta che attacca presto a parlare...
Ah,
ecco, è di Nocera (la verve del sud). Veterinaria in cerca di lavoro
e alle prese con i concorsi pubblici, è lì per il suo primo
appuntamento con un ragazzo friulano conosciuto su un gruppo facebook
da lei fondato e che ha per tema la cura dei ...CONIGLI!
Niente,
a quel punto mi accendo e attacchiamo a parlare come due vecchie
amiche, salutandoci dispiaciute per il tempo volato via così in
fretta, scambiandoci i contatti facebook (e scopro che mia sorella,
da conigliofila doc, la conosceva già). Lei augura a me che questa
vacanza in solitaria mi piaccia e io a lei che l'incontro con il
Friulano vada bene.
Salgo
sull'autobus che in pochi minuti prende il ponte girevole che separa
Grado dalla terraferma, il mare dalla laguna, ed è meraviglia. E'
più bello di quanto sperassi quando ho puntato il dito sulla mappa
dicendo "qui".
Mollati
i bagagli, faccio un giro davvero a corto raggio perché sono stanca
e ancora incapace di orientarmi. Ma su consiglio dell'albergatrice
non mi faccio scappare la gran fortuna che mi assisterà tre sere su
quattro: sagra dei pescatori locali al porticciolo con pesce appena
pescato a chilometro zero e prezzi modici.
Fritto
misto, polenta locale (bianca) e vino bianco friulano.
![]() |
Il porticciolo di Grado |
Per
oggi crollo qui.
![]() |
La laguna di Grado alla sera |
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