venerdì 8 settembre 2017

PRIMA TAPPA - Giorno 1: in viaggio per Grado

I vaghi dubbi sulla sensatezza della vacanza in solitaria, ma in fondo su ogni viaggio, spariscono con il suono della sveglia che inaugura la mia avventura, che così piccola deve sembrare agli occhi di molti eppure tanto rivoluzionaria per me...
E il famoso ragazzo kalòs kai agathos, che secondo il vangelo di mia sorella il cielo mi avrebbe inviato in ringraziamento per la mia rinuncia di qualche tempo fa, mi si palesa sul treno Milano - Venezia sotto le sembianze di un trentenne in viaggio con figlioletta al seguito.
Strabuzzo gli occhi: è il tipo mio!
Alto, biondino, aria che sa di fresco, informale ma per nulla trasandato, con modi e lineamenti gentili e rilassati, soprattutto con la piccola, occhiali, lieve abbronzatura, in forma ma non palestrato e, dulcis in fundo, sorriso che uccide: denti bianchi e splendenti contornati da labbra carnose  il giusto che sovente si schiudono all'insu. Un uomo che sorride, che ha uno sguardo aperto e benevolo sul prossimo credo sia un bene che l'Unesco dovrebbe proteggere.
Per via della sua buffa bimba di nemmeno tre anni dalla pelle ambrata e gli occhi scuri, è suo malgrado (è gentile ma non caloroso) costretto ad interagire con gli altri passeggeri che lo interrogano spesso sulla sua piccola Olivia: un uomo (bello) che si prende cura di sua figlia con la tenerezza di una madre fa inevitabilmente presa su tutte le donne a bordo, da me alla borghese cinquantenne all'anziana suora.
Io sono stregata e per questo piuttosto taciturna. Ma osservo più che posso questo uomo, che credevo veneto ma scopro essere triestino, per poter far riserva di tanta bellezza, in senso lato, per quando scenderemo dal treno e la sua immagine evaporerà confondendosi con tutto quel che vivrò in questi giorni.
E immagino, ipotizzo, compongo il puzzle della sua vita, che grazie alle sue parole poi sarà completo: lavora a Milano nelle pubbliche relazioni, laurea umanistica, compagna turco-tedesca credo molto molto colta e giramondo, sensibili al sociale, sguardo multi-etnico sul mondo, larghe vedute.
E fatico ad allontanare il pensiero strisciante dell'abisso che separa una donna come lei da me, e in fondo da uno come lui: il diverso spessore, il mio sguardo provinciale così misero rispetto al loro che hanno visto il mondo.
Insomma, il karma mi avrà pure mandato questa meraviglia sotto forma di uomo, ma soltanto per dirmi che posso unicamente guardare, ecco.
Ma rispetto a quanto sarebbe potuto accadere in passato, mi rassegno più o meno serenamente, accettando di uscire sconfitta da un simile confronto. Pazienza, uno così non è alla mia portata.
Pure quando mi accorgo che sì, a lui piaceranno donne di spessore, ma l'occhio gli si allunga per un attimo facendosi attento al passaggio di una vistosa e autocompiaciuta ragazza. (Così imparo a viaggiare vestita come una scout...Ma poi penso che tanto pure fossi vestita da Armani, truccata dal make up artist e ingioiellata a dovere, emanerei comunque da tutti i pori la mia insicurezza cronica. Allora facciamo che mi tengo i pantaloncini e la canotta da scout ché almeno sono a mio agio, va'!).
Assorta in questi pensieri, mi accorgo appena dell'addetta che passa a distribuire cestini per la merenda. Il Triestino invece è attento: individua subito la caramella sottraendola alla presa di Olivia che era già pronta ad afferrarla: "questa la diamo a lei".
Osservo la sua mano tesa verso di me, e per un istante mi sento come Cenerentola quando calza la scarpina: la prescelta!
Il viaggio termina, e ben presto tutto quel che mi resta del Triestino e di Olivia è quella caramella che chiudo in una tasca dello zaino, insieme ai miei pensieri.
Sapevo che fuori dal circuito delle Frecce di Trenitalia sarei entrata nel mondo dei tempi lunghi e delle attese come delle corse improvvise; quindi utilizzo il tratto fino a Cervignano per lasciar fluire via le sensazioni scatenate dal bel Triestino e inganno l'attesa di più di un'ora per il bus che mi porterà a Grado mangiando il mio panino in pace in stazione (e ok, solo una cretina incapace di stare al mondo può essere compiaciuta di aver avuto la previdenza di prepararsi un panino, ma passiamoci sopra...). Primo step di allontanamento dalle mie cattive abitudini ingessate: zaino a terra, chissene dello sporco!
Poiché mangio più velocemente del previsto, decido di ammazzare il tempo al bar della stazione, uno di quei baretti di provincia dal flusso rallentato: il locale è animato (si fa per dire) dalla poco entusiasta barista, dalla tv che trasmette notizie alternate a video musicali, da un anziano e da una slot machine.
Adocchiato il tattico tavolino angolare non faccio in tempo a sedermi che vengo raggiunta da una ragazza paciarotta che attacca presto a parlare...
Ah, ecco, è di Nocera (la verve del sud). Veterinaria in cerca di lavoro e alle prese con i concorsi pubblici, è lì per il suo primo appuntamento con un ragazzo friulano conosciuto su un gruppo facebook da lei fondato e che ha per tema la cura dei ...CONIGLI!
Niente, a quel punto mi accendo e attacchiamo a parlare come due vecchie amiche, salutandoci dispiaciute per il tempo volato via così in fretta, scambiandoci i contatti facebook (e scopro che mia sorella, da conigliofila doc, la conosceva già). Lei augura a me che questa vacanza in solitaria mi piaccia e io a lei che l'incontro con il Friulano vada bene.
Salgo sull'autobus che in pochi minuti prende il ponte girevole che separa Grado dalla terraferma, il mare dalla laguna, ed è meraviglia. E' più bello di quanto sperassi quando ho puntato il dito sulla mappa dicendo "qui".
Mollati i bagagli, faccio un giro davvero a corto raggio perché sono stanca e ancora incapace di orientarmi. Ma su consiglio dell'albergatrice non mi faccio scappare la gran fortuna che mi assisterà tre sere su quattro: sagra dei pescatori locali al porticciolo con pesce appena pescato a chilometro zero e prezzi modici.
Fritto misto, polenta locale (bianca) e vino bianco friulano.
Il porticciolo di Grado
Per oggi crollo qui.
La laguna di Grado alla sera 


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